venerdì 17 febbraio 2012



VIA  CRUCIS per invocare l’identità cristiana di “TESTIMONI DI SPERANZA 


In questo anno in cui siamo chiamati ad essere apostoli di   speranza, ripercorriamo  la via dolorosa percorsa da Gesù con il desiderio ardente di celebrare la Pasqua con Lui, presente nell’Eucaristia!


Gesù non è vittima della forza del destino; è salito sulla croce perché l'ha voluto. La sua accettazione non è rassegnazione passiva, ma è accoglimento della croce,è accettazione della volontà del Padre. E' una visione bellissima, che ci schioda dalla situazione di condannati a vita.  


Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, quella del "terzo giorno " Da lì le sofferenze del mondo non saranno più i rantoli dell'agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d'ora le luci di un mondo nuovo.

martedì 4 aprile 2006
 ( T. Bello)
postato da: SuorBernardina alle ore 12:05 | link | commenti (15)
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Commenti
#1   04 Aprile 2006 - 14:45

Una volta ho sentito da un prete:
È più facile caricarsi sulle spalle un Cristo morto che portare per la vita il Cristo VIVO!
La Pasqua ci convoca a abbraciare il Risorto e portare nel mondo la sua Gioia!
utente anonimo

#2   04 Aprile 2006 - 16:12
Grazie Gesù perché sei morto per salvarci. Fa di noi uno strumento di amore e di pace. Insegnaci a portare ogni giorno la nostra piccola croce insieme a Maria, tua madre tenerissima.
Gruppo Mariano "OK alla VITA"

utente anonimo

#3   05 Aprile 2006 - 10:13
A te, Signore, tendo le mani….

Mani…
Linguaggio, azione, significato, valore…
E, come spesso succede, si riflette sull’essenzialità di qualcosa, quando la dimensione “normale” viene a mancare.
La…”normalità”: categoria fittizia, facile illusione per la nostra povera, presuntuosa coscienza.
Diamo per scontato ciò che abbiamo, dimenticando che tutto è dono di cui essere grati, a cui fare attenzione.
Ma le illusioni sono fragili, basta poco per distruggerle.
Come le mani, Signore, che servono a far tutto mentre noi, magari, non ce ne accorgiamo neppure…
Mani…
Così fragili, tanto sensibili, delicate, complicate…
Mani ferite, rotte, ricucite, medicate, operate, rioperate, …
Quando, uomo con gli uomini, hai condiviso le nostre esistenze, Signore, quante cose hai fatto, anche tu, con le mani?
Avrai disegnato, scritto, giocato come tutti i bambini.
Poi hai lavorato, falegname, alla bottega di Giuseppe.
Le hai unite in preghiera, hai accarezzato, accolto i più piccoli.
Con le mani hai benedetto, hai indicato, hai abbracciato, hai chiamato, consolato, convertito, amato…
Con le mani hai consacrato il pane e il vino perché fosse reale, per sempre, la tua presenza tra noi.
Tu sai, Signore, quanto dicono e tutto ciò che fanno le nostre mani.
Conosci anche il male che, a volte, compiono le nostre mani di uomini.
Per questo rivolgo a Te la mia preghiera, preghiera di tanti.
Perché, quando sei stato appeso alla croce, per rendere eterna la nostra salvezza, chiodi impietosi ti hanno bucato le mani.
E nelle tue mani aperte ad accogliere tutti gli uomini, sanguinanti, umiliate, stese sul legno, rivedo le nostre mani bendate, tinte di disinfettante, immobilizzate in pose dolorose e innaturali.
Guardando le tue mani forate, so che sei vicino a noi quando il più piccolo gesto è un’enorme fatica.
Quando ogni movimento diventa passione.
Quando la guarigione è una lunga quaresima di speranze e delusioni.
Quando è un’umiliazione non bastare a se stessi, non riuscire a fare da soli, non arrivare alle piccole banalità che fanno la vita quotidiana.
Quando gli oggetti cadono e si spaccano, le medicazioni ingombrano e la frustrazione fa male più dei punti e delle ferite.
Quando diventa routine l’attesa di un referto, sull’esito del quale bisogna riorganizzarsi quella vita che credevamo “normale”.
A Te, Signore, tendo le mani perché siano, per sempre, unite alle tue, aperte, in attesa di tutti.
Perché, dall’unione tra la tua divinità violata per amore e la mia impaziente umanità, si rinnovi, ogni giorno, la resurrezione, quotidiana conversione e ricerca instancabile di riconciliazione.
Fa sì che le nostre mani fasciate ci donino abbastanza saggezza per ricordare che tutti siamo stati inchiodati alla tua croce e tutti, da quella croce, siamo stati redenti.
Ricordaci, nelle notti insonni di mani che fanno male, che la nostra salvezza passa attraverso la salvezza dei fratelli perché ogni esistenza è relazione, dialogo, una storia d’amore che Tu, con il sangue, hai scritto per ciascuno di noi e che noi non possiamo ignorare.
E, nell’attesa di una Pasqua di …mani finalmente guarite, donaci la sollecitudine di perdonare e la gioia di essere perdonati.

Amen

Federica
utente anonimo

#4   05 Aprile 2006 - 11:31
Grazie Gesù per il tuo dolore, la tua sofferenza, la tua croce e la tua risurrezione! La tua via crucis ci rammenta il tuo amore per noi. Non hai avuto nessuno sulla strada del dolore. Solo tua Madre ti ha seguito! Anch'io voglio seguirti. Solo in questo modo potrò contribuire alla nascita di un mondo nuovo. Grazie Sr. Bernardina che fai pensare e meditare sulla vita eterna che comincia già su questa terra. Sr. AnnaLaura
utente anonimo

#5   05 Aprile 2006 - 13:30
Fammi sapere cosa ne pensi del mio ultimo post: "Neutrale?". Vieni a visitare il mio blog, tengo molto al tuo parere.
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#6   05 Aprile 2006 - 18:21
Pensare alla Croce (unica salvezza,) sento il bisogno di mettermi in ginocchio. .
Lui ha detto :"Quando sarò innalzato attirerò tutti a me".
Parole di un Dio Eterno, d'infinita tenerezza.
Si o Gesù, voglio alzare lo sguardo e guardare dentro di me. Poi ti prometto che continuerò a guardarti, solo cosi' cambierà qualcosa in me!.
utente anonimo

#7   06 Aprile 2006 - 07:53
Il cammino quaresimale, vissuto come grazia di purificazione e di risveglio interiore, ci porta fuore dalle nostre cupe tristezze e ci proietta nel gioioso splendore del giorno di Cristo, che è già presente, in attesa del compimento finale. Ci vuole tanta fede e questa spesso ha notti oscure e i suoi interminabili crepuscoli, che pesano sul cuore.Bisogna continuamente ravvivare la speranza, riportandosi a quella parola di fedeltà eterna, che Dio ci ha giurato, sigillandola con il sangue del suo Figlio.
Sosteniamoci con la preghiera e amore fraterno
Emily
utente anonimo

#8   07 Aprile 2006 - 08:56
carissima suor Bernardina, complimenti...
una FMA tutta di Maria , di Don Bosco e della Chiesa.
utente anonimo

#9   07 Aprile 2006 - 08:59
Fra qualche giorno inizieremo la Grande Settimana, la Settimana per eccellenza.
Uniamoci a gesù, con Lui saliamo al calvario per poi risorgere con Lui
utente anonimo

#10   07 Aprile 2006 - 13:49


Quante volte al giorno cadiamo, Signore rialci per continuare la via della pace.
Karol
utente anonimo

#11   08 Aprile 2006 - 08:24
Grazie del tuo contributo, pacato e ragionato, sul mio post. Penso che, al di là degli atteggiamenti politici, ci sia bisogno di preghiera e di azione concreta perchè questa nostra Italia sia ben governata.
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#12   09 Aprile 2006 - 10:53


ECCOCI: inizia la più intensa delle settimane, la più forte delle esperienze. Fermiamoci per leggere la Parola, seguiamo il Nazareno che entra a Gerusalemme, e con il cuore rivediamo lo spettacolo di un Dio che muore per amore.
Buona settimana santa
Rudy
utente anonimo

#13   09 Aprile 2006 - 21:10
Cara suor Bernardina,
ti propongo il mio nuovo post,una riflessione non mia ma di don Tonino Bello sulla croce: è "sconvolgente"ma coerente con la logica cristiana.
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#14   10 Aprile 2006 - 08:02


PASQUA … DI RESURREZIONE

Gesù, gridando a gran voce, disse:
“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Detto questo, spirò.
(dal Vangelo secondo Luca).

E …, in realtà, siamo rimasti fermi qui.
Al patimento della croce.
A quell’ attimo di incomprensibile sgomento in cui assistiamo alla morte di un Dio che si è fatto Figlio dell’Uomo e si è offerto ad una sofferenza umiliante dimenticando, quasi, di essere Dio.
Quante croci, ancora, senza redenzione…
I grandi mali del mondo ed i piccoli, pesanti fardelli che gravano sulle nostre vite di uomini.
Le sofferenze, le ingiustizie, il limite, la malattia, le sconfitte…
Anch’io, Signore, come tanti, sono ancora sulla croce.
I giorni scanditi da problemi, preoccupazioni, progetti andati storti e, soprattutto, il vuoto di una Pasqua senza vera riconciliazione, un’altra, che mi schiaccia su quel legno impedendomi di risorgere davvero, con tutta me stessa, come vorrei.
Le ferite dell’anima più dolorose di quelle dei chiodi.
L’unità, il tuo sacrificio d’amore per radunare i figli dispersi, che non riusciamo a trasformare in realtà quotidiana.
Una salvezza che non ci hai donato come tesoro esclusivo e personale.

Forse questa realtà così radicale, totale, sconvolgente quanto il sepolcro vuoto…
Forse la vittoria di Dio che sconfigge la morte e sovverte ogni legge di natura non consentendoci più di essere solo noi stessi…
Forse.. la resurrezione è troppo per noi e non la vogliamo davvero.
Non sappiamo morire a noi stessi consegnandoci fiduciosi al Padre come hai fatto Tu, dalle Tue alle Sue mani.

Ma, in questa attesa in cui ho sperato invano che si ricomponessero le fratture, che si ritrovassero le parole, che si potesse ricominciare, dalla posizione scomoda della croce, ho imparato ad amarti di più e da Te,...
utente anonimo

#15   10 Aprile 2006 - 08:05
Uomo dei dolori, mi sono sentita profondamente amata.
Donami la capacità di accettare anche ciò che non si spiega e non si capisce come hai fatto Tu, quella notte, nell’Orto degli Ulivi.
Insegnami che la croce diventa strumento di salvezza solo se la si abbraccia per amore, accantonando la tentazione al masochismo, al vittimismo ed allo scoraggiamento.
Tu che hai ridato, con la tua agonia di carne e sangue, dignità alla sofferenza fisica, alle ferite, al dolore, concedimi pazienza, coraggio, ottimismo e la certezza che, nel mistero insondabile dei Tuoi disegni, il male di oggi può trasformarsi in una promessa per il futuro.
Insegnami a non chiedere più, a non ribellarmi, a non arrabbiarmi, ad incassare le delusioni, magari con quel pizzico di ironia che consente di andare avanti.
E, soprattutto, ricordami che ogni persona ancora appesa alla sua, alla Tua croce vale, ai tuoi occhi, quanto il più prezioso dei tesori.
Che chi soffre va accolto con la delicatezza ed il silenzioso stupore con cui si guarda un’enorme ricchezza.
Senza giudicare, senza disprezzare, senza voltarsi dall’altra parte perché la sofferenza degli altri ci provoca, ci interroga, ci infastidisce e, forse, a volte, ci fa sentire anche responsabili.
Liberami, liberaci dal male, da ogni male.
Del corpo e dell’anima.
E, se non è possibile risorgere, ora, con tutte le persone che amo, insegnami ad accettare quel calice che Tu hai già bevuto per ciascuno di noi.
In attesa della Pasqua, quella vera, percorso di salvezza dal tempo all’eternità. Amen

Fede

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